MODI DI DIRE

Sono parecchi i forum e i blog che segnalano le parole e le espressioni meno sopportate. Molte conferme, qualche sorpresa. Non si è estinto “attimino”, dato che suscita ancora fastidio. Evidentemente c’è chi lo usa tuttora e senza ironia. Molte espressioni stufano perché abusate: è il caso di “alla grande” e “sclerare”. Poi non si sopportano più certi anglicismi esasperati. Espressioni come skillato, matchare, schedulare, gadget brandizzati diventano ridicole quando escono da certi ambiti e penetrano nel linguaggio comune, come nella pretesa di vender meglio un prodotto dicendo che è “altamente performante”. A Milano, archiviati ormai gli storici “raga” e “rego”, ecco: “vado in pale” (palestra), o “ci facciamo un ape” (aperitivo). Diverso da “ape”, anche se affine, è dire “happy” per “happy hour”, o “il beach” per “beach volley”. Infine, non sono il solo a detestare il culto del monoaggettivo: se negli anni 80 tutto era mitico e nei 90 straordinario, in questo scorcio di decennio tutto è strepitoso. Una pizza strepitosa, un gol strepitoso, un film, una band, una clip: tutto strepitoso senza distinzione. Ma il miglior arbitro come al solito è il tempo: alcune espressioni perdureranno altre no. E il linguaggio tramonta insieme alla categoria che lo usa. “L’intrapresa” usato come sostantivo e “mi consenta”, ad esempio, hanno già stancato.

Questa voce è stata pubblicata in diario dei pensieri sparsi e taggata come . Aggiungi ai segnalibri il permalink.

I commenti sono stati chiusi.