l’articolo comparso nei giorni scorsi su The Guardian e su Outlook India, firmato dal giornalista di lungo corso e scrittore britannico.

http://www.guardian.co.uk/Columnists/Column/0,,1839282,00.html

ISRAELE HA RISPOSTO AD UN ATTACCO NON PROVOCATO DI HEZBOLLAH, GIUSTO? NO, SBAGLIATO
di George Monbiot
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(traduzione di Paolo Maccioni)

Comunque la si pensi sull’assalto israeliano al Libano, sembra che tutti siamo d’accordo su un fatto: è stata una risposta, per quanto sproporzionata, ad un non provocato attacco Hezbollah. L’ho ripetuto nel mio ultimo editoriale, quando ho scritto che “Hezbollah ha sparato per primo”. Sulla base di queste premesse, i sostenitori del governo israeliano chiedono ai pacifisti come me: cosa avresti fatto tu? È una domanda importante. Ma la premessa su cui si fonda, ho scoperto, è fallace. 
Sin dal ritiro di Israele dal sud del Libano nel maggio del 2000, la “linea blu” è stata violata centinaia di volte da entrambe le parti. L’Unifil (la forza delle Nazioni Unite ad interim in Libano) riferisce che l’aeronautica israeliana ha violato la linea blu “con una frequenza quasi quotidiana” fra il 2001 e il 2003, poi “persistentemente” fino al 2006(1).
Queste incursioni “causavano grande preoccupazione nella popolazione civile, in particolare i voli a bassa quota che rompevano il muro del suono sopra aree popolate”. In qualche occasione gli Hezbollah hanno cercato di colpirli con artiglieria contraerea.
Nell’ottobre del 2000, l’IDF (l’esercito israeliano) spara su dimostranti palestinesi disarmati al confine, uccidendone tre e ferendone venti. In risposta, gli Hezbollah attraversano il confine e sequestrano tre soldati israeliani. In diverse occasioni, Hezbollah lancia missili e colpi di mortaio alle postazioni IDF; le forze IDF rispondono con l’artiglieria pesante e talvolta con bombardamenti aerei. Incidenti di questo tipo uccidono tre israeliani e tre libanesi nel 2003; un soldato israeliano e due militanti Hezbollah nel 2005; due cittadini libanesi e tre soldati israeliani nel febbraio del 2006. Razzi vengono sparati dal Libano in Israele parecchie volte nel 2004, 2005 e 2006, in qualche occasione dagli Hezbollah. Ma, dicono i rapporti Onu, “nessuno di questi incidenti ha dato luogo ad una escalation militare”(2).
Il 26 maggio di quest’anno due ufficiali della Jihad islamica – Nidal and Mahmoud Majzoub – vengono uccisi da un’autobomba nella città libanese di Sidone. Attentato che è stato largamente riconosciuto tanto in Libano quanto in Israele come opera di Mossad, l’agenzia di intelligence d’Israele(3). In giugno, un uomo di nome Mahmoud Rafeh ha confessato gli omicidi e ammesso di lavorare per il Mossad fin dal 1994(4). I militanti nel sud del Libano rispondono, il giorno stesso dell’attentato, lanciando otto razzi su Israele. Un soldato viene leggermente ferito. Nasce una grande agitazione al confine, nel corso dei disordini un membro Hezbollah viene ucciso e parecchi altri feriti. Ma benché la situazione al confine “rimanga tesa e instabile”, Unifil la definisce “nel complesso quieta” fino al 12 luglio(5).
C’è stato un acceso dibattito su internet se i due soldati israeliani rapiti dagli Hezbollah quel giorno fossero stati catturati in Israele o in Libano(6), ma ora sembra abbastanza chiaro che sono stati catturati in Israele. Questo è ciò che afferma l’Onu, e persino gli Hezbollah sembrano aver dimenticato di essere stati trovati mentre si aggiravano alla periferia del villaggio libanese di Aitaa al-Chaab, mentre affermano semplicemente che “la resistenza islamica ha catturato due soldati israeliani al confine con la Palestina occupata”(7). Tre altri soldati israeliani sono stati uccisi dai militanti. C’è anche una disputa sul momento in cui, il giorno 12 luglio, Hezbollah ha lanciato i primi razzi; ma Unifil chiarisce che il lancio ha avuto luogo alla stessa ora del raid, le 9 del mattino, allo scopo, sembra, di distogliere l’attenzione, dato che non fu colpito nessun essere umano. 
Non c’è invece nessun dibattito sul perché i due soldati siano stati catturati: Hezbollah cercava di scambiarli con i 15 prigionieri di guerra presi dagli israeliani durante l’occupazione del Libano(8) e – in violazione all’articolo 118 della terza convenzione di Ginevra(9) – mai rilasciati.

II:
Appare chiaro che se Israele avesse liberato i prigionieri, avrebbe – senza versare altro sangue – riavuto i suoi uomini e ridotto la possibilità di ulteriori rapimenti. Ma il governo israeliano si è rifiutato di negoziare. Invece… beh, sappiamo tutti cos’è accaduto, invece. Almeno mille libanesi e 33 civili israeliani sono stati uccisi finora, ed un milione di libanesi hanno dovuto abbandonare le loro case o son rimasti senza.
Il 12 luglio, in altre parole, Hezbollah ha sparato i primi colpi. Ma quell’atto di aggressione non era che l’ennesimo di una lunga serie di piccole incursioni e reciproci attacchi degli ultimi sei anni. Ma allora, perché la risposta di Israele è stata così differente da tutte le precedenti? La risposta è che quella non è stata la reazione agli eventi di quel giorno. L’assalto era stato pianificato da mesi.
Il San Francisco Chronicle riferisce: “Più di un anno fa, un ufficiale israeliano di rango ha cominciato a fare presentazioni su PowerPoint, in forma riservata e confidenziale, a diplomatici  Usa e non solo, giornalisti, istituti e gruppi “think tank”, illustrando in dettaglio il piano delle attuali operazioni.”(10) L’attacco, disse, dovrebbe durare tre settimane. Inizierà con bombardamenti e culminerà con l’invasione di terra. Gerald Steinberg, professore di scienze politiche alla Bar-Ilan University, rivelò allo stesso quotidiano che “di tutte le guerre d’Israele sin dal 1948, questa è quella su cui Israele era maggiormente preparata […] La campagna militare programmata per durare circa tre settimane a cui stiamo assistendo ora era stata pianificata già dal 2004, e negli ultimi due anni è stata simulata e testata lungo il confine.”(11)
E un “ufficiale israeliano di rango” aveva confidato al Washington Post che il raid di Hezbollah aveva fornito ad Israele una “occasione unica” per potersi liberare di Hezbollah(12). John Kampfner redattore di New Statesman afferma di aver appreso da più di una fonte ufficiale che il governo degli Stati Uniti sapeva in anticipo dell intenzioni di Israele di intraprendere l’azione militare in Libano(13). E l’amministrazione Bush aveva informato il governo britannico(14).
L’attacco israeliano quindi era premeditato: attendeva solo un pretesto appropriato. Era anche non necessario. È vero che Hezbollah stava rafforzando gli armamenti a ridosso del confine, come i recenti lanci dei razzi dimostrano. Ma Israele fa altrettanto. Così come Israele ha potute asserire di tentare un’azione deterrente alle incursioni di Hezbollah, Hezbollah potrebbe reclamare – con eguale giustificazione – di tentare un’azione deterrente alle incursioni di Israele. L’esercito libanese non è certamente in grado di farlo. È vero che il governo libanese avrebbe dovuto far ritirare dal confine con Israele e disarmare Hezbollah. È vero che i raid e i lanci di razzi del 12 luglio sono stati ingiustificati, stupidi e provocatori, esattamente come quasi tutto ciò che è avvenuto intorno al confine da sei anni a questa parte. Ma l’idea che Hezbollah potesse sferrare un’invasione di Israele o costituire una minaccia allo stato di Israele è ridicola. Fin dalla fine dell’occupazione, tutti gli atti ostili sono stati di modesta entità e nessuno di essi è mai stato in grado di scatenare una guerra. 
Perciò non è difficile rispondere alla domanda iniziale su cosa avremmo fatto. Primo: smettere di reclutare nemici, ritirandoci dai territori occupati in Palestina e Siria. Secondo: smettere di provocare i gruppi armati in Libano con violazioni della linea blu – in particolare le persistenti incursioni aeree oltre il confine. Terzo: rilasciare i prigionieri di guerra che sono ancora illegalmente imprigionati in Israele. Quarto, continuare a difendere il confine, contemporaneamente facendo pressione diplomatica sul Libano affinché disarmi Hezbollah (come chiunque può vedere, ciò sarebbe molto più fattibile se l’occupazione terminasse).
Questa è la mia sfida ai sostenitori del governo israeliano: siete in grado di contestare che questo programma avrebbe causato più morte e distruzione di quanto ne abbia fatto l’attuale avventura bellica?

www.monbiot.com
Fonti e articoli citati:
1. UNIFIL, Agosto 2006. Lebanon – UNIFIL – Background. http://www.un.org/Depts/dpko/missions/unifil/background.html
2. ibid.

3. Vedi FAIR (Onestà e Accuratezza nell’Informazione), 28 Luglio 2006: Giù nel buco della memoria: il contributo di Israele al conflitto viene dimenticato dai giornali più importanti.

4. Nicholas Blanford, 15 giugno 2006: Il Libano esposto mortalmente alla rete di spionaggio israeliana. The Times.

5. UNIFIL, 21 Luglio 2006. Rapporto del Segretario-Generale del United Nations Interim Force in Lebanon (Per il periodo dal 21 Gennaio 2006 al 18 Luglio 2006). UN Security Council.

6. Vedi per esempio Joshua Frank, 25 Luglio 2006: Rapiti in Israele, catturati in Libano?

7. Hezbollah, citato da Big News Network.com, 4 Agosto 2006: Hezbollah not to blame for war, reports show.

8. UNHCHR

9. Elencati dal Khiam Center

10. Matthew Kalman, 21 luglio 2006: Israele aveva preparato il piano di guerra più di un anno fa: il piano è scattato non appena Hezbollah ha cominciato ad acquistare forza militare in Libano. San Francisco Chronicle.

11. Citato da Matthew Kalman, ibid.

12. Robin Wright, 16 Luglio 2006: Gli attacchi fanno parte di una più ampia strategia: gli Usa e Israele intendono indebolire Hezbollah, le milizie di quell’area. Washington Post. Articolo che ho rintracciato grazie a Tanya Reinhart, 28th July 2006: Il nuovo Medio Oriente di Israele

13. John Kampfner, pers comm.

14. John Kampfner, 7 Agosto 2006: Sangue sulle sue mani. New Statesman.

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One Response to

  1. paolo dicono:

    Mr Monbiot inviato in zone di guerra e guerriglia nei paesi caldi del mondo, arrestato e percosso da polizie e paramilitari, una volta finì pure in coma. Ebbene sì, il giornalismo “non embedded” ha il suo prezzo! Ha scritto molti libri, ma in Italia credo sia uscito solo “L’era del consenso”, Longanesi, 2004.
    Altri titoli (in inglese) su: http://www.monbiot.com
    Monbiot fra l’altro prese parte attivamente al movimento di protesta “The Land is Ours” che occupò la terra contro il gigante Guinness (sì, quello della birra scura) che voleva farci un supermegastore. Alla fine la spuntarono quelli del movimento e misero su un ecovillaggio. Io mi sento molto vicino al suo modo di vedere le cose…

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