27.04 a Carbonia: Non c'è pace senza giustizia

VENERDI’ 27 APRILE ORE 10.00 presso L’Aula magna del Liceo Scientifico Amaldi di Carbonia  (prov. del Sulcis di Iglesias-Carbonia).
Un incontro di testimonianze, memoria e aggiornamento sui processi romani agli aguzzini della giunta militare golpista argentina (1976-1983) nell’ambito del progetto “Non c’è pace senza giustizia”   

Relatori:

VERA VIGEVANI JARACH

JORGE ITHURBURU

interviene PAOLO MACCIONI

modera LUCIA CAPUZZI 

VERA VIGEVANI è nata a Milano nel 1928 e dieci anni più tardi dovette emigrare in Argentina perché le leggi razziali le impedivano di andare a scuola e di avere una vita normale. In Argentina sposò Giorgio Jarach e lavorò fino alla pensione come giornalista all’ANSA di Buenos Aires.
Sua figlia Franca scomparve a diciott’anni il 26 giugno 1976 e di lei non si seppe più nulla fino a poco tempo fa, quando una donna sopravvissuta al campo di concentramento dell’ESMA (Escuela de Mecánica de la Armada) le ha raccontato tutto: “Ho aspettato per un anno che mi parlasse – ha detto la scrittrice – perché non voleva ricordare, aveva visto cose terribili e voleva rimuovere tutto. Le ho chiesto se avevano torturata mia figlia ma non mi ha risposto. La detenzione di Franca durò pochissimo. A un mese dal suo arresto lei e molti altri vennero eliminati per far posto a coloro che sarebbero arrivati. Nel mio caso non c’è alcuna speranza di ritrovare neanche il suo corpo, mia figlia è stata buttata giù da un aereo, buttata a mare”.
A Vera Vigevani, che appartiene al movimento dele Madres de Plaza de Mayo fin dai primi mesi della sua fondazione, piace definirsi “una militante della memoria”, ciò che le ha permesso di continuare a vivere è stata la caparbietà nel raccontare la sua storia. Vera ha più volte spiegato che, continuando a portare la sua testimonianza, lotta per la creazione di una memoria condivisa, affinché nessuno dimentichi e certe cose non si possano più ripetere.
Vigevani Il silenzio infranto.jpgCon Carla Tallone ha scritto “Il silenzio infranto” (Zamorani; pp.228; 18.00 €)
Nel libro ci sono alcune testimonianze appassionanti, come quella del giovane regista Marco Bechis autore del film come “Garage Olimpo” sulla repressione e “Hijos” sui figli dei desaparecidos. O l’altra di Julio Velasco, allenatore-filosofo di pallavolo in Italia che inArgentina e’ stato vittima della dittatura. “Se non c’e’ giustizia nei paesi dove si sono commessi i delitti – dicono le autrici nella prefazione – devono essere i tribunali nelle altre parti del mondo ad accusarli e, sepossibile, ad arrestarli e giudicarli”. L’Italia l’ha fatto, la Sardegna pure, visto che è stata parte civile in alcuni dei processi agli aguzzini.

 

 

Jorge Ithurburu.jpgJORGE ITHURBURU è nato a Las Heras, in Argentina, il 5 agosto 1959, vive in Italia dal 1980. Laureato in Scienze Politiche (con 110 e lode) a Milano, ha conseguito un Master in “Diritti Umani e Cooperazione Internazionale” presso l’Università di Roma Tre.
Si è opposto alla legislazione dell’impunità argentina, all’interno della Lega per i Diritti dei Popoli di Milano, insieme a Sandro Sessa, attraverso le azioni giudiziarie che hanno poi portato alla sentenza del 6 dicembre 2000. Ha collaborato con l’ANFIM (e Giulia Spizzichino) per ottenere l’estradizione di Erich Priebke, nazista rifugiatosi in Argentina.
Dal 1987 ha lavorato al Comune di Milano occupandosi dell’organizzazione dei Corsi l’Altro (sulle culture extra-europee) e di corsi sui Diritti Umani (per volontari e operatori del diritto). Poi è stato comandato presso la Commissione Diritti Umani della Presidenza del Consiglio dei Ministri e attualmente lavora all’Ufficio Relazioni Internazionali del Comune di Roma.
Jorge Ithurburu è stato anche interprete nei processi romani agli aguzzini della giunta militare golpista.

LUCIA CAPUZZI, giornalista di EPolis, ha svolto un Dottorato di ricerca in Storia dei partiti e dei movimenti politici all’Università di Urbino. Ha pubblicato numerosi articoli sulla storia dell’emigrazione italiana per riviste scientifiche, come “Élite e Storia” e “Archivio Storico dell’Emigrazione”, e un saggio in Donne e potere nel continente africano (L’Harmattan, 2004). Con Fulvio Venturino ha scritto un capitolo del volume Riforma elettorale e cambiamento partitico (FrancoAngeli, 2004). Attualmente è giornalista, e ha realizzato diversi reportage sugli italiani in Argentina. Ha curato il volume “La frontiera immaginata. Profilo politico e sociale dell’immigrazione italiana in Argentina nel secondo dopoguerra”.

PAOLO MACCIONI Cagliari, 1964 (seu deu = c’est moi), autore ed editorialista. Attualmente sto traducendo la raccolta di racconti “Los oficios terrestres” di Rodolfo Walsh, giornalista e scrittore argentino vittima della giunta militare golpista (è il desaparecido n. 26.001). Lo stesso Walsh è uno dei persoinaggi centrali di un testo di narrativa sui retaggi e le presenze delle figure letterarie degli anni della dittatura 1976-1983, ancora in corso d’opera, dal titolo provvisorio “Buenos Aires troppo tardi”. Sono senza dubbio il meno titolato dell’incontro, un “bricoleur” delle questioni della dittatura in ‘Argentina, anche se sto approfondendo il tema già da tempo e ho divorato molta letteratura e saggistica argentina nell’ultimo decennio.
 

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