Pio Laghi

Morto a 86 anni il cardinale Pio Laghi.

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Il coccodrillo dell’AGI ne parla come di un uomo saggio e pio, come il suo nome promette. Arriva a scrivere: “dal ’76 all’ ’80 nunzio in Argentina (dove i suoi tentativi di mitigare la durezza della dittatura militare furono criticati fino all’accusa di connivenza con i sanguinari generali)” …

Chi conosce la storia dell’ultima dittatura argentina, chi ha letto i libri di chi ha conservato la memoria di quell’orrenda stagione (parecchi dei quali usciti pure in italiano) sa che il comunicato dell’AGI restituisce una storia fallace, inaccettabile. Il 27 aprile 1995 il cardinale Laghi dichiarava: “come potevo supporre che stavo trattando con dei mostri, capaci di buttare persone dagli aerei e altre atrocità simili? Mi si accusa di delitti spaventosi per omissione di aiuto e di denuncia, quando il mio unico peccato era l’ignoranza di ciò che veramente capitava …

Eppure il nunzio apostolico Laghi (all’epoca non ancora cardinale) disse:“Il Paese ha un’ideologia tradizionale e quando qualcuno pretende di imporre altre idee diverse ed estranee, la Nazione reagisce come un organismo, con anticorpi che fronteggiano i germi: così nasce la violenza. I soldati adempiono al loro dovere primario di amare Dio e la Patria che si trova in pericolo. Non solo si può parlare di invasione di stranieri, ma anche di invasione di idee che mettono a repentaglio i valori fondamentali. Questo provoca una situazione di emergenza e, in queste circostanze, si può applicare il pensiero di san Tommaso d’Aquino, il quale insegna che in casi del genere l’amore per la Patria si equipara all’amore per Dio”. Questo fu il manifesto d’appoggio al genocidio espresso dal nunzio apostolico Pio Laghi, intimo nonché compagno di tennis preferito dall’ammiraglio Emilio Eduardo Massera (tessera P2 numero 478) uno degli alti gradi del triumvirato (con i generali Jorge Rafael Videla e Orlando Ramón Agosti) che instaurò la dittatura col golpe silenzioso del 24 marzo 1976.

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Qualcuno ricorderà il sequestro delle suore francesi Alice Domon e Léonie Duquet. Léonie insegnava catechesi nel collegio Sacro Cuore di Morón, ma prima aveva viaggiato all’interno del Paese prestando la sua opera presso comunità indigene e di campesinos. Alice invece faceva lavoro sociale con gli abitanti delle villas miserias, quelle che noi chiamiamo bidonville. Nel 1971 si stabilì a Corrientes per dare il suo aiuto nella formazione delle Leghe Agrarie: organizzavano i piccoli produttori di cotone. Le due suore furono sequestrate insieme ad altre madres di desaparecidos da un commando militare nel dicembre del 1977, tutte furono caricate su uno dei famigerati voli della morte e gettate vive -benché sedate – in mare. Ora si sa con certezza a cosa si riferivano i militari quando parlavano delle “suore volanti”. Il Capo della Marina e membro della Giunta Militare Emilio Eduardo Massera ordinò di simulare che le monache fossero state sequestrate dai Montoneros. Alice Domon fu obbligata sotto tortura a scrivere una lettera alla sua superiora della congregazione, lettera che fu scritta in francese, in cui affermava che erano state sequestrate da un gruppo oppositore al governo di Videla. In seguito furono scattate delle foto nelle quali si vedono le due religiose sedute davanti a una bandiera dei Montoneros e ad una copia del giornale La Nación. La foto, che mostra le due suore con apparenti segni di tortura, era stata scattata nel sottopiano del Casinò Ufficiali della ESMA, la Scuola di Meccanica della Marina (all’epoca centro clandestino di detenzione, tortura e sterminio, oggi centro della Memoria), e fu inviata alla stampa francese.
Una settimana dopo il sequestro delle suore francesi Alice e Léonie, il quotidiano la Nación pubblica una notizia dell’agenzia EFE con il titolo “Vive e in buona salute”. La Madre Superiora della Congregazione, si leggeva, dichiara dalla Francia che le sorelle Léonie e Alice erano state detenute e che si trovano vive e in buona salute. Veniva anche chiarito che l’informazione proveniva dal Nunzio in Argentina, Pio Laghi. Non da oggi, dunque, sappiamo che quella notizia avvallata dal Nunzio apostolico in Argentina Pio Laghi era mendace, colpevolmente mendace (¹).

Ecco cosa disse di lui María Ignacia Cercos de Delgado, moglie del giornalista Julián Delgado, scomparso nel giugno 1978: “il Nunzio apostolico Pio Laghi era a conoscenza di tutto quello che accadeva nella Scuola di Meccanica della Marina, poteva verificare i nomi dei sequestrati che lì erano rinchiusi; il comandante in capo della Marina, Armando Lambruschini, lo consultò, chiedendogli se dovesse lasciare in vita un gruppo di quaranta sequestrati che aveva ricevuto, quando aveva assunto l’incarico, dal precedente Comandante della Marina, Emilio Eduardo Massera.”

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Nel marzo 1997 le Madri di Plaza de Mayo presentarono denuncia all’allora Ministro di Grazia e Giustizia Flick e al Vaticano contro Pio Laghi. Le Madres accusavano Pio Laghi di complicità con la dittatura. Nel documento ci sono testimonianze di ex detenuti che hanno visto Pio Laghi visitare campi di concentramento, quindi lui sapeva e non denunciò. Inoltre nella sua confessione, il capitano di corvetta Adolfo Scilingo (vedi: Horacio Verbitsky: “Il volo. Le rivelazioni di un militare pentito sulla fine dei desaparecidos” Feltrinelli 1996, ristampato da Fandango nel 2008) afferma che la decisione di buttare a mare vivi i detenuti da aerei dell’aviazione navale, fu comunicata dall’ex comandante delle operazioni navali, il vice ammiraglio Luis María Mendía. Scilingo afferma che questa decisione fu presa dopo aver consultato le autorità ecclesiastiche, che approvarono il metodo come “una forma cristiana di morte”.

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(¹) Documenti segreti del governo degli Stati Uniti, declassificati nel 2002, provano che il governo statunitense era a conoscenza già dal 1978 che i cadaveri di Azucena Villaflor, fondatrice delle Madri di Plaza de Mayo, e delle madres e attiviste Esther Ballestrino, María Ponce, della suora Léonie Duquet e delle altre sequestrate erano stati ritrovati sulle spiagge argentine. Un’informazione che fino ad allora fu mantenuta segreta e non fu mai comunicata al governo democratico argentino.
Il dato è contenuto nel documento n. 1978-BUENOS-02346 redatto dall’allora ambasciatore degli Stati Uniti in Argentina Raúl Castro, per il Segretario di Stato degli Stati Uniti e porta la data 30 marzo 1978.

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12 Responses to Pio Laghi

  1. Roberto dicono:

    nonostante l’importanza della notizia,fondamentale per ricordare quali fossero le responsabilità della chiesa durante la dittatura,non ho sentito alcuna nota critica in merito alla scomparta di un torturatore.
    si perchè io credo che chiunque appoggi,sorregga,incoraggi e difenda l’operato dei macellai argentini finisca per calarsi nei loro stessi panni.

  2. fabrizio dicono:

    forse solo leggendo questo genere di notizie mi rendo conto che dio c’è.
    forse, come quando si commette un delitto, ritorna sul luogo del misfatto per pulire la traccia del suo passaggio.
    st’impunito!

  3. Annalisa Melandri dicono:

    Complimenti Paolo, bravissimo come sempre.

  4. Paolo dicono:

    Grazie Annalisa! Ho aggiornato l’edizione dell’articolo su questo blog, anche se altrove sta girando in quella originaria. Ad es. ho aggiunto un brevissimo profilo delle due monache sequestrate e la nota che dimostra come il governo statunitense fosse già a conoscenza dal 1978 della morte delle madres, suore e attiviste sequestrate.

  5. Paolo dicono:

    Segnalo l’articolo di oggi su Página12 (in spagnolo)
    http://www.pagina12.com.ar/diario/elpais/1-118068-2009-01-12.html
    quotidiano di Buenos Aires particolarmente attento alla memoria della dittatura, dei suoi martiri, dei suoi repressori e dei loro complici.

  6. Paolo dicono:

    ricopio dall’articolo che ho citato di Página12.
    Una testimonianza su Pio Laghi:
    “Era más brutal que los propios militares en sus relaciones con las familias de los desaparecidos”, aseguró Angelina Boitano, madre de dos desaparecidos ítalo-argentinos e integrante de la agrupación Familiares de Detenidos Desaparecidos, que en 1979 se acercó a Laghi junto a otras familias para pedirle apoyo.

  7. alberto masala dicono:

    grazie Paolo per il commento
    ottimo questo tuo post che, come sempre, cita particolari importanti
    sei da tempo linkato nel mio blog
    continuerò a seguirti
    buon lavoro
    un abbraccio
    alberto

  8. Piero dicono:

    Ciao Paolo, complimenti per il bell’articolo e per il blog. volevo segnalarti che ne ho tratto ampi stralci per pubblicarlo sul mio blog, citandoti ovviamente. grazie e ciao.

  9. sassicaiamolotov dicono:

    Anche da parte mia un grazie per l’articolo che prontamente riporto sul mio blog. Trattasi della stessa cricca che non ammette neanche il proprio colpevole silenzio sul genocidio degli ebrei nella II guerra mondiale, niente di nuovo quindi, eh?

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  12. Aubrey Malusky dicono:

    Ciao,
    E ‘articolo molto interessante.
    Saluti

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