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  1. Sono stato tra i primi a firmare, e la manifestazione di ieri era indispensabile. Tuttavia, più che di libertà di stampa, occorre parlare di controllo dell’informazione, e di manipolazione delle volontà popolari attraverso i media che sono a servizio di una sola persona. Agghiacciante la reazione dell’ala berlusconiana che propone contromanifestazioni a lode e gloria di un solo uomo. Purtroppo tutto quello che si fa per combattere lo strapotere mediatico, viene catalogato come attacco al governo quando non addirittura tentativo di colpo di stato! Venirne fuori è difficile e non basta la stampa, non bastano i blog, non basta la passione… Sabato ero in autobus e passando davanti al ministero della pubblica istruzione, un’anziana ha cominciato ad inveire contro quei fannuloni ignoranti che manifestavano invece di cercarsi un lavoro ed ha cominciato a dire che sua figlia, forte di tre lauree, ha fatto la pizzaiola a New York prima di sfondare e che tutti quegli ignoranti dovevano cercarsi un lavoro. Inutile risponderle che i manifestanti erano gente onesta che manifestava di sabato per una causa giusta. La vecchia ha cominciato ad interrogarmi come se fossimo in un programma di Mike Bongiorno. Insomma, coglioni, farabutti, mal vestiti, ignoranti e anche puzzolenti… Ricordo di una zia che tempo addietro si chiedeva cosa aveva mai fatto Dario Fo per meritare il Nobel, e poi asseriva “niente, non ha fatto niente…”. Davanti a lei la TV accesa parlava di comunisti, e lei ripeteva disperata “maledetti comunisti”, poi, inquadrato SB, lei diceva “bravo…”. Io le dissi che allora anch’io dovevo essere maledetto… da allora non l’ho più rivista. Purtroppo è stato scavato un fosso profondo tra chi legge, si informa e si chiede perché, e chi, tristemente, vive di TV… ma forse è successo anche perché non sono mai state valorizzate le alternative alla TV… faticose e impegnative… la stampa, la letteratura, l’arte… di chi è la colpa? come venirne fuori? Sono veramente preoccupato per il nostro futuro!

  2. danilo d'antonio dicono:

    a proposito di libertà:

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    Il Gran Complotto degli statali
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    Quella del complotto è una chiave di lettura che in tempi come questi si presta bene a chiarire molti aspetti del vivere collettivo. Ad un certo punto, ad opera di gruppi ristretti od intere categorie, avviene che si segua una linea di comportamento per interessi propri, senza badare al fatto che tali direttive ledano sempre più gli interessi della collettività.

    Mosso da un intenso desiderio di giustizia e libertà, nonché di complessiva evoluzione sociale ed umana, mi premuro di segnalare il complotto di più vasta portata (globale) e di più lunga durata (dai tempi della dichiarazione d’indipendenza degli Stati Uniti d’America). Sotto gli occhi di interi popoli, gli statali di tutte le repubbliche del mondo l’hanno fatta franca fino ad oggi.

    Vi prego, permettetemi la seguente sintesi locale:

    1) Lo Stato italiano, sarebbe a dire l’accentramento di potere nelle mani di una immutabile ed inamovibile Elite, avente potere sovrano su popolazione e territorio, è stato da lungo tempo sostituito da una organizzazione politica di dichiarata ispirazione democratica e repubblicana, pure tesa verso l’ulteriore sviluppo ed applicazione di queste due concezioni. La parola Stato è invero del tutto fuori luogo in riferimento al nostro Paese. Con essa si indica infatti il governo e l’amministrazione di una statica Elite autoritaria. Al contrario i termini Democrazia e Repubblica qualificano un Paese in cui la sovranità appartiene al popolo, presupponendo di conseguenza una dinamica gestione collettiva del complessivo Bene Comune. Stato e Repubblica sono di fatto concetti ed ideali socio/politici agli antipodi.

    2) Pur sopraggiunte Democrazia e Repubblica sono però rimasti gli statali. Come niente fosse.

    A fin di chiarezza concedetemi di ampliare un momento la visione. Nell’antichità, quando non vi era alcuna sviluppata organizzazione pubblica, i due concetti di Democrazia e Repubblica potevano pure limitarsi ad indicare un mero tipo e forma di governo, i cui ruoli venivano periodicamente restituiti al popolo per eliminare sul nascere il formarsi di qualsiasi Elite. Con il sorgere dell’imponente Funzione Pubblica moderna, i concetti di Democrazia e Repubblica non avrebbero più, però, dovuto prescindere dalla periodica restituzione al popolo dei ruoli del pubblico impiego (i quali sono una proprietà collettiva, una autentica res publica, un sacro bene comune), attuando quindi una loro redistribuzione tra tutti quei cittadini che fossero dotati dei necessari requisiti e desiderosi di ricoprirli.

    Senonché gli unici ufficialmente autorizzati a, perché con poteri tali da, far avanzare la società innanzitutto culturalmente, sarebbe a dire la dottorale compagine di ricerca umanista universitaria (filosofica, giuridica, politica, sociologica, storica, etc.) s’è evidentemente ben guardata dallo sviluppare ed applicare queste idee. Innumerevoli “baroni”, come sono comunemente definiti per il carattere corrotto e feudale che ancora oggi contraddistingue il loro ambiente, essendo essi per primi degli statali, hanno evitato anche soltanto di avvicinarsi ai due concetti in grado di dissolvere ogni Elite, badando invece a mantenere in ogni circostanza l’uso della parola Stato. Solo mantenendo il Paese in una situazione di parziale realizzazione democratica e repubblicana essi sarebbero riusciti a conservare il “loro” posto fisso con gli indebiti privilegi connessi. E così hanno puntualmente fatto.

    Avete capito, gentilissimi Lettori, che bestia di complotto c’è rimasta nascosta fino ad ora?!

    Ecco: son oggi dunque qui gioiosamente a presentare la strategia che, chiarendo finalmente cosa sia una Repubblica Democratica e ricordando che l’Italia ambisce ad esserlo, si possa finalmente entrare in un periodo più evoluto della nostra storia. Come già avviene per i ruoli di governo, anche i ruoli della Funzione Pubblica devono essere rimessi al popolo dopo un certo periodo di tempo. Come un Presidente del Consiglio è tenuto a restituire al popolo la sua carica dopo un certo tempo, allo stesso modo un pubblico dipendente, quale che sia il suo rango, deve essere tenuto a restituire al popolo la sua mansione. Solo una regolare redistribuzione tanto dei ruoli quanto delle mansioni, tanto dei più alti quanto dei più bassi livelli, è in grado di scongiurare la comparsa di qualsiasi casta, mafia e corruzione ed al loro posto affermare invece una forte coesione sociale.

    Per un’Italia ed un intero mondo resi liberi dagli statali.

    Per delle società vissute da liberi cittadini.

    Per una partecipazione democratica.

    Hip, hip, hip, hurrà!

    Hip, hip, hip, hurrà!!

    Hip, hip, hip, hurrà!!!

    Danilo D’Antonio

    Laboratorio (artigiano di idee) Eudemonia
    Monti della Laga – Appennino Centrale

    tel. 339 5014947

    http://Societa-Democratica.hyperlinker.org

    Art. 1: “La sovranità appartiene al popolo”

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